I beni culturali

Ceraso
Lo sviluppo urbanistico del centro storico di Ceraso è stato determinato da un elemento predominante, rappresentato dalla Chiesa Parrocchiale di San Nicola, che ben rappresenta la  nobile storia di questo piccolo centro urbano del Cilento.
La Chiesa Parrocchiale di San Nicola, tra le più belle della Diocesi, sorprende proprio per le sue grandi dimensioni in rapporto al centro abitato, che oggi conta meno di mille abitanti.
L’edificio, nella conformazione attuale, è stato eretto nel XVIII secolo, sulla base della chiesa  originaria del XIV secolo. L’edificio presenta una pianta longitudinale ad una sola navata, cappelle laterali semicircolari, transetto poco pronunciato e coro, con uno scenografico altare su cui si erge l'imponente statua della Madonna dell’Assunta.
Da osservare con attenzione è il motivo culminante della cupola: una ruota-fiore con otto raggi-petali. La volta a botte che sovrasta la struttura, nel 1987, è stata arricchita con tele dipinte dall’artista Nicola Salvatore. In queste sei opere viene privilegiato il motivo del’angelo. Fra i pennacchi della cupola sono stati inseriti quattro tondi, dello stesso autore, raffiguranti i papi, i vescovi, i parroci e una famiglia. Un altro pittore locale contemporaneo, Mario Modica, ha prestato la sua opera per trattare la vita di San Nicola, con tele poste lungo la navata.
Opere contemporanee sono anche il Cristo in radica di ulivo collocato sull’altare, e il bassorilievo Janua Coeli, sempre in ulivo appena vivacizzato con colori naturali, raffigurante la Madonna con Cristo adulto, realizzate dallo scultore locale Bruno Aloia.
La piazza di Ceraso è caratterizzata dalla presenza di  due palazzi: Palazzo Di Lorenzo (XIX secolo) è una delle costruzioni più imponenti di Ceraso. L'architettura è quella tipica della case signorili del Cilento, caratterizzata da linee semplici, senza decori, con portali dalle forme essenziali. I locali terranei conservano ancora la pavimentazione originaria.

Palazzo Iannicelli (XIX secolo)  costituisce la chiusura della piazza principale del paese verso il rione della chiesa. La costruzione è stata realizzata per fasi, con la costruzione originaria realizzata nell'area più vicina alla Chiesa; gli ampliamenti successivi hanno interessato la parte che si affaccia su piazza Mazzini.

Il rione detto “Capo ru prevate” è dominato dal palazzo della famiglia Castiello che ancora presenta elementi di notevole interesse, come il portale in pietra e i torrini laterali.
Altra costruzione tipica del modi di efificare del Cilento è rappresentata da Casa Funicelli, in Largo Pietro Giordano.

Lungo l’antica via Regie Poste, attuale Via Roma, c’è l’ingresso di Palazzo Lancilotti (XV-XVIII secolo), costruito per Gelsomino Lancilotti, primogenito del governatore della Baronia di Novi, il quale, già nel 1456, con la sua famiglia, abitava nel grande palazzo con torre nobiliare. L'edificio è stato ingrandito nel corso dei secoli, con intereventi di ampliamento realizzati nel 1654 e nel corso del 1700. Il palazzo, nell’ottocento, divenne di proprietà della famiglia Iannicelli e, nella seconda metà del novecento, venne acquistato da Pietro Ebner.

San Biase
E’ l’unico centro del comune ad avere superato i mille anni di vita, come documentato da una pergamena del 993.
L’edificio religioso più importante di San Biase è la Chiesa parrocchiale dedicata a San Biagio; grande interesse artistico deriva dagli affreschi rinvenuti in una nicchia al lato dell’altare, scoperta casualmente nel 1998, nel corso di lavori di ristrutturazione e manutenzione.
Il ciclo di affreschi, di notevole interesse storico-artistico, decora le pareti e la piccola volta  a botte della cappella murata dietro una nicchia  laterale dell’altare. Sulla parete di fondo della cappella, a terminazione piana, è rappresentata al centro una Madonna, si presume la Madonna dei Martiri, in quanto tale culto era molto vivo nella parrocchia  di San Biase, alla sua destra  Santa Barbara e alla sinistra San Donato. San Biase vescovo è raffigurato sulla parete laterale destra, seguito da un’altra immagine, della quale sono visibili solo alcuni accenni pittorici. La lunetta centrale è dominata dalla canonica rappresentazione del Cristo Pantokrator.
Gli affreschi, risalenti probabilmente al XIV secolo, sono tutti connotati da una matrice orientale, legati, forse, alla presenza dei monaci benedettini a San Biase nel XIV secolo.
Altra opera di particolare interesse, nella stessa chiesa,  è una tela della fine del XVII secolo, di scuola napoletana, raffigurante la Madonna delle Grazie con anime penanti.
La piazza della chiesa di San Biase è completata dall’imponente presenza di Palazzo Antonini (XVIII secolo), l’antico palazzo Baronale, attualmente abitato dalla famiglia Ferrara, che è stato luogo di incontro tra i rivoltosi durante i moti rivoluzionari del Cilento.
Tra gli altri beni culturali di San Biase è da visitare l’antico Mulino ad acqua, posto lungo il fiume Palistro.

Massascusa
Il borgo, uno dei più antichi del Comune, è caratterizzato dal centro abitato raccolto intorno alle due chiese parrocchiali dedicate a San Felice e a San Martino, già menzionate dal Cafaro nel seicento. La Chiesa di San Felice, inserita nel centro storico, è la tipica espressione dell'architettura religiosa dei centri rurali del Cilento. La Chiesa di San Martino a navata unica, il cui interno è sovrastato da un bel soffitto a  cassettone con rifiniture dorate, con l'antica torre poco distante rappresenta l'emergenza architettonica più importante del luogo. Interessante per Massascusa e per l'intero territorio è stata la presenza, nei primi anni del 1900, dell'industria dei fratelli Ravera sita a San Sumino. L'industria sfruttava i castagneti della zona e produceva estratti tannici che venivano esportati anche in alcuni paesi europei. Ancora oggi sono visibili i resti di parti della struttura dell'opificio.
 

Petrosa
Di notevole importanza è l’antica casa colonica, Palazzo De Marsilio, anche detta "Casa della Petrosa". Il palazzo rappresenta uno degli esempi più belli di abitazione rurale del Cilento. L'edificio venne edificato tra il 1780 e il 1790, si sviluppa su due livelli ed è organizzato su pianta quadrilatera con cortile centrale; ha la fisionomia di residenza padronale, con i tipici servizi annessi (pozzo, cucine, forni, rimesse) e con la cappella gentilizia dedicata a San Giuseppe.

Interessanti sono anche il Palazzo Santoro, attualmente abitato dalla famiglia Cammarano, il palazzo costruito da Cristoforo Ferrara, attualmente abitato dalla famiglia Soffritti, il palazzo Passarelli in località Fosse, l'edificio abitato dalla famiglia Cappuccio e, nei pressi del lago San Giovanni, la masseria della famiglia Funicelli.

Sulla collina detta de "i Cigliuti", un imponente palazzo, che prende il nome dalla località sulla quale è stato edificato, domina la vallata  verso il mare.

Santa Barbara
E’ caratterizzata da un notevole centro storico con gli antichi palazzi arricchiti da notevoli portali in pietra decorata.
Palazzo Ferolla (XIX secolo) rappresenta una delle costruzioni più interessanti, in quanto l’edificio attuale è il risultato dell’addizione di più unità abitative acquistate dalla famigli ai primi del novecento e, dopo una serie di lavori, assunse la forma di "palazzo". Sulla facciata, di chiaro stile liberty, sono collocate sculture in gesso raffiguranti personaggi dell'epoca.
Di fronte a Palazzo Ferolla si erge un’altra fabbrica molto interessante, si tratta di Palazzo Testa-Ferrara (XVIII secolo) che è stata l’abitazione di Tiberio Testa (1766-1848) e del figlio Felice (1815-1875), poeti fortemente legati a Ferdinando IV. La casa, nel 1818, fu acquistata dalla Famiglia Ferrara  che, nel 1836, la ingrandì costruendo l’imponente portone con le due colonne in pietra realizzate nel fiume Bruca dal maestro Saverio Desiderio da Vallo della Lucania. L'edificio ha una torretta di avvistamento per il controllo della vallata sottostante; all'interno, vi è un cortile rettangolare, da cui parte uno scalone in pietra, con colonne in pietra che sorreggono degli archi, che collega i vari livelli.
Poco distante dal Palazzo nel rione detto "'ntavolato" c’è la settecentesca Cappella della Madonna del Monte, appartenente alla famiglia Ferrara che, il 9 luglio 1802, ne ottenne la titolarità dalla Badia di Cava. Sull'altare c'è una nicchia che ospita una statua murata raffigurante la Madonna del Monte che con la  destra indica il Bambino seduto sulla sua mano sinistra (Vergine "Odighitria": che mostra la via). La statua  realizzata in mattoni legati tra loro con malta, poi modellata e rifinita con gesso e stucco, infine  dipinta con colori vivaci, è tipica dell'iconografia cilentana che comprende le cosidette "Madonne in pietra". Nella nicchia a lato dell'altare vi è un'altra statua risalente al XVIII secolo raffigurante la Madonna Addolorata. Elemento molto interessante presente nella Cappella è una pregevole acquasantiera in marmo lavorato sia esternamente che internamente; sulla fascia esterna la successione i archi traforati a sesto acuto su colonnine con capitelli stilizzati, fa supporre che l'acquasantiera potrebbe risalire a un periodo antecedente al 1700.

In via Elea  e in via Capocasale si possono ammirare bei portali in pietra;  poco fuori dell’abitato si trovano altri palazzi di particolare interesse; degne di riguardo sono le belle case di campagna alle località Campo e Vignali ma, fra tutti, alla località Campo, spicca l'imponente edificio una volta appartenuto alla famiglia Ferolla.

In località Santa Maria si notano alcuni resti del vecchio Cenobio Basiliano.
 

torna all'inizio del contenuto