Ceraso e le frazioni

Panoramica CerasoE’ molto probabile che i greci di Focea e di Velia abbiano percorso tutto il territorio dell’odierno Comune di Ceraso nel salire alle Terre Rosse e al paso Beta. E non è da escludere che alcuni di essi, alla ricerca di buon legname per alimentare il cantiere navale di Velia, si fossero fermati, e poi trattenuti, sull’ampio terrazzo di fiume (fiume Palisco = montano, oggi Palistro) alla cui foce era il porto settentrionale di Velia. Località che apparve loro assai ridente, vista dall’alto delle Tempe, ricca com’era di piante di ciliegio del genere PRUNUS. Un terrazzo circondato da annose piante d’alto fusto.
Certamente vi si trattenero quando la località divenne un importante nodo viario. Vi giungeva, infatti, la via fluviale, la via lungo il Palistro; passava a poca distanza da quel luogo, la via per le Terre Rosse; di la partiva la comoda via che per le odierne Coste delle Monache portava al passo Alfa (Cannalonga) e di là nel Vallo di Diano.
Comunque è certo che nell’alto medioevo l’abitato nel luogo doveva essere particolarmente fiorente se nei documenti antichi veniva indicato per ubicare abitati vicini. Una pergamena del 6 maggio 1149 di papa Eugenio III riconosce all’Abbazia di Cava il Cenobio di Santa Barbara “Ubi Cerasus dicitur”, (dove si dice Ceraso). Notizia confermata da un’altra di pochi anni dopo di papa Alessandro II nel gennaio 1168.
L’abitato s’ingrandì anche per la sua felice posizione geografica, al centro degli abitati che dovevano poi costruire le sue frazioni in età napoleonica, quando il paese venne scelto come capoluogo del Comune.

Santa Barbara
Panoramica Santa BarbaraE’ l’abitato più popolato di tutte le frazioni, il cui toponimo risale al X secolo. Già esistente come chiesa nel 977, verosimilmente con un minuscolo abitato attiguo, e poi cenobio greco documentato a partire dal 1005, ma verosimilmente fondato nel secolo precedente.
Nella località scavi archeologici hanno messo in luce reperti risalenti al V secolo a.C. evidentemente la zona doveva essere ben nota ai greci di Velia, i quali dovevano aver istituito anche un avamposto sul colle della Contrada San Nicola, se su un tratto del colle stesso, spianato per ricavarne un’area da adibire alla battitura  delle spighe di grano, emersero antiche tombe con resti umani. L’esistenza del Cenobio è attestata da sicuri documenti cavensi  del X secolo. Le pergamene ci informano di Igumeni, del flumen Bruca e del Mons Tevorio, notizie tutte che confermano l’arrivo dei monaci nel luogo da Velia, attraverso la via Bruca, l’antica via Velina.

Massascusa
Massascusa - San FeliceE’ da ritenersi che sia stato il primo centro abitato che si è formato nell’attuale territorio del Comune. Probabilmente raccolse. Dopo la distruzione di Velia del 673, gruppi di profughi ai quali tramite il Libellum la chiesa garantiva la sopravvivenza.
Che le origini di Massascusa come centro abitato siano da collocarsi in quest’epoca e in queste contingenze, è suggerito anche dal fatto che l’intitolazione della chiesa più antica del paese ad un papa, San Felice, è la testimonianza della memoria di essere quelle terre “masse” della chiesa di Roma; e per giunta intitolata al papa che per primo sollecitò donativi allo Stato in favore di una chiesa.
Il 14 ottobe 1899 i fratelli Antonio e Giovanni Ravera  acquistarono da Corradino Ferrara di San Biase, oltre a migliaia di pinte di castagni e di querce i diritti di costruzione di una turbina, dell’impianto di caldaie, della costruzione di un fumaiolo e degli ambienti necessari per la lavorazione del legno e l’estrazione del tannino, assai richiesto anche per la concia delle pelli, dando così il via ad una Fabbrica di estratti tanninici, conosciuta ed apprezzata in molti paesi europei.. L’industria fu salutare per la popolazione del Comune. Essa frenò l’emigrazione che nel 1911 spopolò il Cilento.

San Biase
San BiaseLa sua fondazione come centro abitato già costituito è documentato per la prima volta nel 993, ma il toponimo-agionimo rimanda a qualche secolo più indietro e lo colloca alle “masse” del “patrimonium Brutium Sancti Petri”.
Nel 732, in piena persecuzione iconoclasta, era accaduto che un gruppo di fedeli armeni di Sebaste aveva imbarcato una parte dei resti mortali del corpo di san Biagio per trasportarli a Roma. Ma un’improvvisa tempesta troncò il viaggio a Maratea ove i cristiani del luogo accolsero le reliquie in una chiesetta. E’ possibile che di lì a qualche decennio, negli esodi delle “masse”dovuti ai continui attacchi dei Saraceni, gruppi di famiglie, risalendo verso nord, abbiano raggiunto le terre della chiesa di Roma più prossime portando con sé il culto del loro santo. Infatti la denominazione dell’abitato è un agionimo, cioè riproduce il nome del santo cui probabilmente era intitolato il primo luogo di culto attorno al quale si formò il paese. La ricerca di sicurezza spingeva all’aggregazione: non a caso i centri abitati di Massascusa  e San Biase sono vicinissimi.

Petrosa e Metoio
Panoramica PetrosaQuando il Comune di Ceraso iniziò la bonifica della località Fabbrica e provvide alla quotizzazione del terreno demaniale collinare, che un tempo era appartenuto alla badia di Pattano, in favore delle famiglie povere, si era nel 1919, nacquero e si svilupparono gli abitati di Petrosa e Metoio.
Il 16 febbraio 1959 con Decreto del Presidente della Repubblica, la località Petrosa fu elevata a frazione.

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